Editoriali

IL RISVEGLIO DAL SONNO DEI POSTI LETTO

L’affermazione forte e motivata derivante dalla segnalazione dell’Oncologo Andrea Ardizzoni sulla mancanza dei posti letto nel nostro nosocomio, sicuramente dovuta a “una serie di coincidenze straordinarie”, come nel caso del malato oncologico “parcheggiato” in corridoio, pone un problema per così dire cronico.

Soffermarsi sul tema del naturale “ingorgo” che può verificarsi la settimana precedente la riduzione dei letti stessi per il periodo estivo risulta comunque riduttivo e rischia di passare piuttosto come una giustificazione ineludibile, ancorché debole, di un problema sempre più strutturale. E politico non solo sanitario.

Da anni si segnalano da parte dell’Ordine di Parma gli effetti negativi, se non drammatici, derivanti da una spending review con linearità – e aridità – d’interventi, cioè con l’applicazione tout court dei tagli e della graduale ma inesorabile riduzione dei posti disponibili. Nel 2000, dopo circa 20 anni, la dotazione dei letti era di 1420 ossia del 41,4% (quelli ospedalieri del Maggiore), nel 2004 di 1399, nel 2008 di 1334, fino alla situazione odierna in cui si hanno valori regionali che sono da valutare attentamente.

Pur consci della difficile contingenza economica e quindi consapevoli della necessità di interventi governativi che razionalizzino la spesa, non si può non sottolineare come una gestione notarile delle chiusure indiscriminate ha conseguenze davvero gravi per tutto il sistema sanitario nazionale, se non vi è un’attenta valutazione d’insieme e delle ripercussioni sulle funzioni. E’ stato, questo, il fulcro di uno dei nostri interventi a proposito. Ripetitivamente segnalati alla luce delle puntuali ripercussioni che si evidenziano nei pronto soccorso: l’afflusso, infatti, diventa critico nel momento in cui non vi sia una valvola di sfogo, determinata dai letti disponibili presso le varie strutture adibite ad accogliere i pazienti, bisognosi di proseguire il percorso di accertamento e cura.

Purtroppo c’è stato un dimezzamento nel giro di vari anni, all’interno dell’unico nosocomio regionale con tutti i reparti presenti in un’unica struttura sanitaria. Ma non solo. Si è verificato nella nostra provincia anche la chiusura di ospedali zonali a buona-alta attività, che da sempre offrivano un filtro ai ricoveri nel nosocomio maggiore. Abbiamo risentito molto della chiusura di queste strutture. Una rivalutazione o anche una riconversione delle stesse potrebbe incidere non poco sulla risposta alle esigenze assistenziali e di cura del territorio. Serve un piano di intervento e sviluppo per la sanità a Parma, nell’ottica non tanto della spesa, ma del risparmio oculato e di un’altrettanta oculata gestione delle risorse. Oggi bisogna perciò valutare quanto incidano nel computo della gestione dell’acuzie ospedaliera tutti gli “indispensabili letti della cronicità” e anche quanto in realtà sia il fabbisogno di posti per acuti.

Da un lato c’è la possibilità che si vada nel senso di ricontrattare a livello regionale un vero piano per la salute, di recupero e di intervento che, nella razionalizzazione delle risorse, offra ristoro alle necessità cliniche, e dall’altro c’è la necessità che la nostra proposta del Tavolo della sanità provinciale venga sostenuta da tutte le forze attive del territorio. E non come da certa parte si tenda a dire, sia una questione di pochi interlocutori. Il problema è ben più ampio, perché è non solo di tipo organizzativo: bensì di risorse, umane e economiche, di volontà politiche sulla base delle necessità, di scelte programmatiche che non possono non coinvolgere le figure istituzionali e economiche, nessuna esclusa. Andrà fatta un’attenta valutazione delle falle presenti, andrà pensato un piano di gestione dei posti letto e andrà rivalutata la funzione degli ospedali zonali, per riassettare l’equilibrio tra ospedale maggiore e territorio, spendendo meglio. Cosa che diciamo da almeno dieci – dico dieci- anni, e ci fa piacere che qualcuno si sia accorto almeno oggi del problema. In questo senso, nella nostra realtà e contingenza, si deve far massa critica e unitariamente procedere al salvataggio dei beni preziosi della nostra organizzazione sanitaria, di là dai conteggi ragionieristici dei posti letto per abitante. Così come bisogna far mente locale a situazioni per certo verso nuove e fattive, come l’esperienza della collaborazione fra pubblico e privato in sanità, non a torto, possibile volano per una politica d’intervento nuova a livello ragionale. Non si devono comunque sottovalutare né la geografia della nostra provincia né il bacino d’utenza. Andava fatto già prima un intervento sugli argini, per opporsi al declino del Ducato, risultato declassato se non annientato. Occorre riflettere sulle conseguenze vere dei tagli dei posti letto che bisogna ammettere essere assolutamente insufficienti, largamente insufficienti a garantire i ricoveri in ordinarietà e in straordinarietà. Questo, un altro dei passaggi del nostro agire e dire, per cui in questa situazione, allora, un correttivo è necessario, per una sussistenza del nosocomio di Parma, ma ancor più per il rilancio della sanità. Da parte di tutte le forze attive e competenti della nostra provincia.

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