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Il medico del futuro? Passa dal recupero dell’alleanza terapeutica e per un patto interistituzionale che valorizzi la categoria anziché penalizzarla

Quale medico in una società in trasformazione? <Vicino al malato, con un recupero dell’alleanza terapeutica, attento alle innovazioni e alle reali necessità di salute, e in grado di governare la tecnologia>.

Gli obiettivi per il futuro sono stati delineati dal Presidente dell’Ordine dei medici di Parma durante l’Assemblea ordinaria annuale degli iscritti, che si è tenuta a Palazzo Soragna.

C’è però da sottolineare che il rischio declino per la figura professionale è molto realistico se non si porrà argine alla medicina amministrata e se si favorirà una formazione medica politicamente orientata, secondo una logica regionalistica. <A parità di professionalità i risultati dipendono dalle scelte governative e che una buona organizzazione sanitaria rappresenta il maggior argine alle disuguaglianze>.

Quale sarà, allora, il futuro della professione? <Esso passa per un patto interistituzionale che vede coinvolto il cittadino, correttamente informato sulle prospettive di salute, che passano inevitabilmente attraverso un’assistenza e una cura qualificate>.

E non va dimenticato come vi sia una ricaduta sulle nuove generazioni delle politiche per la salute, di fronte a una sempre più scarsa considerazione assegnata al medico e al suo agire, a una medicina sempre più esposta al contenzioso e a un sistema giudiziario all’insegna della low satured medicine: tutti viatici d’insicurezza professionale, cui non può non derivare una crisi vocazionale vera verso la professione.

Questo fa il paio con un’altra problematica: la necessità di trovare una soluzione all’uscita, largamente prevista e annunciata, dei medici dal Sistema sanitario nazionale per sopraggiunti limiti d’età e che non troverà certo ristoro nell’ipotesi di prolungamento del lavoro a 70 anni, né tantomeno nel numero aperto al Corso di Studi di Medicina, la vecchia Facoltà. <Il fatto è che occorrono specialisti, non laureati in numero assoluto. L’imbuto formativo, con la limitazione degli specialisti e dei medici formati per la medicina generale, è il vero problema e l’apertura delle iscrizioni potrà solo rendere più grave la situazione. Cosa fare? Occorre colmare il “gap quinquennale” fra laurea e conseguimento del titolo specialistico durante il periodo lavorativo, cioè una formazione attiva con fidelizzazione quinquennale post specializzazione, e una revisione delle scuole di specialità. Ovvero le due Strutture, quella universitaria e quella ospedaliera, che non possono più essere “coniugi separati in casa”, ma devono concorrere alla formazione e all’attestazione della specialità medico chirurgica e a quella per la medicina generale>, aggiunge Muzzetto.

Non si ha certo bisogno d’illudere i nostri giovani indirizzandoli ad una professione che non abbia sbocchi lavorativi, creando un’industria di precariato e di disoccupazione, ancor più se si arrivasse alla follia della task shifting, ovvero assegnare funzioni mediche ad altre professioni. Se si volesse prevedere un loro diverso ruolo, ciò potrebbe certo avverarsi, ma dopo una riorganizzazione della sanità e principalmente della formazione universitaria procedendo, come in altri paesi, alla preparazione di figure intermedie con funzioni più elevate, complementari al medico ma ben rispettose dei limiti del loro agire in base alle minori competenze possedute.

Se così non fosse si arriverebbe a una babelizzazione della medicina per meri fini economicistici, con caduta dei valori di competenza e sicurezza delle cure in un sistema sanitario.

Quale medico dovremo garantire?  <In tempi di intelligenza artificiale, sorgono tanti dubbi sul futuro dei medici. Il pagamento a risultato, la centralità del paziente e l’uso strategico dell’Information and Communication Technologies (ICT) sarebbero gli strumenti essenziali per migliorare l’assistenza e diminuire i costi (in particolare quelli di intermediazione), ma solo se opportunamente governati.

In conclusione la vera sfida per il medico è oggi riconquistare la fiducia per primo in sé stesso e poi della collettività sempre più portata purtroppo all’autodiagnosi sul web, anche per arginare quel fenomeno di violenza crescente, spesso alimentato dall’errato concetto di infallibilità della medicina, che preoccupa e mina il rapporto duale col malato>, conclude Muzzetto.

Alla relazione morale è seguito l’intervento di Angelo di Mola presidente degli Odontoiatri, che ha postato le problematiche della professione ma anche le novità sulla stretta che riguarda la corretta informazione sanitaria. Gli iscritti sono stati poi chiamati a votare i Bilanci Consuntivo 2018 e di Previsione 2020. E infine c’è stata la solenne cerimonia di premiazione dei 15 colleghi con 50 anni laurea e il Giuramento di oltre 100 neo abilitati, primo atto dell’ingresso dei giovani nella famiglia dei medici.

 

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