Editoriali

Che figuraccia la posizione degli irriducibili delle poltrone!

Quando l’interesse generale porta a fare un passo indietro Di Pierantonio Muzzetto
Non si finisce mai di imparare, sfogliando le pagine del grande libro della vita.
Vicende e vicenduole ci sono d’insegnamento e lasciano basiti, come certe posizioni assunte dalla collettività, chiamata ad esprimere una linea Maginot al declino sociale ed economico, si dice perché fa tendenza, del Paese. Quale esempio di un malessere e di una protesta mal orientata  che, in verità, non portano da nessuna parte.
Riguardo cosa? Riguardo le posizioni prese ma  che sono da prendere  per il bene di tutti. A cosa ci si riferisce? Alla  situazione dell’Italia e degli Italioti. Dalla politica alle situazioni che con essa hanno in qualche modo attinenza.
Così vediamo crearsi il nuovo schieramento dei “perché no!”. Dei ci vuole “una mossa”. Non c’è da stupirsi: una mossa non vuol certo  dire cambiamento vero.
A prevalere sembra essere davvero quel: perché non mantenere le posizioni ovunque si sia collocati? Per uscire dal mondo criptico dei teorici “troppo fini”, che degli arzigogori e delle insinuazioni fanno virtù, occorre pensare.
Seriamente pensare, perché siamo in una situazione, come questa in cui siamo, in cui, peraltro in tutti i settori della società italiana, ci sia il prevalere della protesta.
Di una protesta, però, fine a se stessa, motivata ma irragionevole, perché senza via d’uscita. Senza base ideale: ideologica dunque. In quanto elemento di contestazione primaria. Una protesta che porta a non considerare il resto. Ma, ove siamo andati a finire noi e la nostra nazione?
È come in un brutto sogno, catastrofico, che molti fanno in momenti difficili della loro vita, quando si ha la sensazione imminente di cadere in quel burrone di cui si è ai margini e in equilibrio instabile: invece che fare un passo indietro, ispirandosi ai Filistei nell’estremo gesto distruttivo, si va in caduta libera. E in quel momento ci si sveglia, sudati e con un forte batticuore.
E col senno di chi abbia evitato una situazione drammatica, seppur sognata, al risveglio si procede all’analisi. Passando tutti i momenti, belli e meno belli della vita di ogni giorno.
E a  prevalere è spesso il brutto pensiero, in sintonia col sogno, ove ha un posto di preminenza l’egoismo ed il particolare; quel particolare e non il generale come direbbe Spinoza, o il  relativismo come direbbe qualcun altro, o la miopia direbbe colui che meno specula e più è attento alle cose pratiche.
E spiace. Spiace vedere che  anche persone magari stimate siano attaccate alle cose troppo terrene. Come alle poltrone. Quelle stesse fin al momento  degnamente occupate che, per quanto vi sia un passaggio ad altri importanti scranni e “per il bene di tutti”, ci si giustifica, si rimane arroccati alle posizioni pregresse.  E nel mantenere gli incarichi precedenti  nel loro pensiero permane un convincimento ben saldo, non ci sono però conflitti di interesse e quanto si va a fare è solo per il bene di tutti.
Esempio di grande altruismo: se si tratta, in specie, di politica o di incarichi politici, ogni atto di parte suona sempre un servizio per tutti. Alto.
E a dirlo non è uno solo, ma sono in tanti, e tutti nella medesima situazione: assistiamo cioè alla sublimazione di quel nuovo schieramento trasversale dei “perché no!”. I perché no! dell’abbandono degli incarichi, anche stridenti, precedenti. I Perché no! del vedere continuità nell’azione, anche se schierati e “di parte”. I perché no!, perché no!!
Non sfiora mai il dubbio che si debba fare quel passo indietro che significa riconquistare dignità e considerazione dei semplici cittadini, in quanto l’entrata in campo in ambito politico segna una posizione ideologica forte. Super partes. Un forte senso etico dell’agire, dunque e comunque.
Il richiamo romantico all’opportunità, ad una postulata  correttezza, al senso civico, senza scomodare l’amor patrio, forse dovrebbe indurre a pensare che oggi più che mai sono importanti gli esempi veri.
Per i quali ci vuole coraggio: il coraggio di fare solo un passo indietro con senso di manifesta onestà intellettuale, buon senso e dignità. Fuori dalla sola supposizione degli interessi di bottega. Perché, se anche non li si avesse, questa rimarrebbe la giustificazione che non si riuscirebbe a far cambiare ai più.
A chi, dunque, il richiamo? A tutti coloro che, oggi politici, ieri impegnati nello Stato, magistrati, presidenti di Enti, funzionari pubblici, possano capire che ogni loro atto politico nella nuova veste, purtroppo anche pregresso, è interpretato come dettato da un ideale legittimo, ma di parte, ossia da un atto “partitico”. Ideologico.
Se no, la credibilità, pur sempre in onestà di pensiero, decade. E con essa decadono gli ideali e pian piano la considerazione.
Facendo dire che parlare sempre di onestà, etica e quanto più si voglia dire, esprime, per dirla col poeta, quel’“odio le parole che suonano e non creano”.
Che figuraccia, suvvia, la posizione degli irriducibili delle poltrone!
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