Editoriali

Che fine ha fatto Masaniello?

<Non mi fido. Così non può andare avanti. Sono preoccupato per il futuro e ho paura di non farcela. Chissà se mi daranno ancora la pensione. Chissà che governo ci guiderà. E saranno le solite chiacchere dei soliti noti? Perché i nostri parlamentari parlano a vanvera e dicono le solite cose dimenticandosi della realtà che ci circonda, dei problemi della gente, dell’insofferenza che cresce, della protesta che si evidenzia in seguito a scelte improvvide. Di scelte, sempre, che producono pene ai soliti noti>.
Un adagio comune, misto di preoccupazione e irritazione. Un’irritazione montante che genera pretese. Pretese e risposte immediate; una continua caduta in stereotipi che portano al minimo della considerazione e del rispetto per la gente, per gli altri tra gli altri. Una china pericolosa. Aprendo il cahier de doleance è un effluvio di tensioni crescenti; di rapporti difficili; di conflitti sempre alle porte; di preoccupato futuro; d’incapacità di modificare l’oggi. Scoramento, dunque misto a rabbia. Rabbia da impotenza di fronte a sceneggiate di politici, chiacchiere vuote e irriguardose, a difesa dei privilegi dell’uno o dell’altro politico. Sempre dimentichi della res publica e dell’interesse generale.

Che brutto pensare che non ci sia una società di valori che abbia voglia e interesse per reagire con intelligenza, serietà, competenza e abnegazione al mal andare delle cose. Che sappia mettere all’angolo quei brutti esempi di politici, grevi e sordidi che infangano la politica dei valori condivisi. Coloro che hanno usato lo Stato non certo per il bene comune. Chi parla di teatrino, in quell’ambiente, è un attore consumato con la verve dell’attor giovine. Ma il tempo passa per tutti e avanza a grandi passi un degrado della nazione che lascia impotenti. Ma quanto oggi accade è già stata vissuta in altri tempi: c’est la vie. E la situazione attuale non è dunque una novità: novità è, però, la sensazione di profonda impotenza che ci pervade nell’ineluttabilità degli eventi. E avanza una nuova piaga: ai 4 milioni di veri poveri ed a un numero crescente di nuove povertà, di dignitosi e solerti servitori dello Stato, si contrappone una ricchezza sempre più salda in poche persone per bene e anche lasciata nelle mani di solidi avventurieri, i quali, con pervicacia e in pochi, gestiscono il vero potere della nazione e assistono sorridenti ai mali dei più. Lecito? Folle. Da qui la necessità di alzare la testa e di rientrare in noi stessi è una necessità. Vitale e indispensabile. Non ha albergo perciò qualsiasi posizione da “vetero culto della persona”, consigliando spinozianamente di guardare il generale e non più solo il particulare. La nostra nazione ha bisogno di saldezza, frutto di serietà e saggezza di una politica che sia rispettosa dei necessari passi da farsi per toglierla dall’orlo del burrone. Precipizio ai cui margini è stata condotta da improvvidi e non solo superficiali politici della cui responsabilità non si può non tenerne conto. Si ha necessità di agire prontamente per salvare una nazione in serissima difficoltà e in caduta libera, nella considerazione morale dei partner europei ed internazionali: la maschera carnascialesca, che identifica le varie Regioni-Stato italiane, deve essere menzionata solo nel periodo che l’è proprio, per non dare l’impressione che essa sia l’immagine o l’emblema della normalità, respingendo con sdegno richiami in tal senso fatti dall’Europa. In contrapposizione a taluni improponibili giudizi, deve opporsi la faccia pulita e prosperosa dell’Italia, in cui ci sono esperienze, culture e intelligenze che potrebbero essere di vero supporto alla ripresa. Ma ciò passa attraverso un profondo cambiamento del sistema. Come la storia insegna, il momento è carico di ansie e d’aspettative, pervaso da uno spirito di rivalsa verso coloro che non rispondono al requisito della lealtà e del senso di garanzia dell’interesse collettivo. In un anelito d’onestà, non si può sottacere che in molte vicende del paese siano coinvolti tanti imbroglioni, che scopriamo essere molti di più di quanto si creda, i quali sono non soltanto il capro espiatorio del momento ma la vera causa del degrado. D’altra parte nella scenografia pirandelliana della recita a soggetto tendono a crescere esponenzialmente i giudici, che abbiano o no titolo a farlo. E in questa scenografia è facile divenire dei capipopolo, in apparenza improvvisati, in realtà lucidi e strutturati strateghi non tanto dello sbandierato cambiamento quanto della tensione. In essi è forte l’impronta “giustizialista”, che, come una malattia infettiva, diffondono nell’aria contagiando tutti, senza distinzioni. A costoro va attribuita la responsabilità della diffusa instabilità sociale e dell’ingangrenimento dei problemi esistenziali. E la situazione che si viene a creare fa vieppiù crescere la considerazione che Giustizia e Equità debbano essere applicati e coniugati, invece che essere “solo gridati”, con l’intensa volontà di collaborazione e d’azione positiva per uscire dall’impasse. Con concretezza. Anche se, d’altro canto, magari ci si ferma un attimo e ci si guarda intorno, la vita sembra scorrere monotonamente uguale. Come se niente di tutto quello che è stato scritto fosse vero e che le tensioni di cui sopra, le difficoltà e tutto il resto, non siano altro che fantasticherie fiabesce, una sorta di noir infantile, solo frutto di menti malate.E allora ci viene da dire: ma dov’è andato Masaniello o i Masaniello clonati via web, che delle brutture voglion fare un falò. Di sicuro pur stonando, i toni di certa politica e talune espressioni lasciate ai giornali o al web, dovrebbero fare da forte collante di fiducia per la popolazione italiana e in previsione del recupero dei valori fondanti della democrazia. Piuttosto che inneggiare alla rivoluzione alla Masaniello. Ma la fine del misero, e non eroe combattente lo straniero, Masaniello è stata assolutamente ingloriosa, e anche la sua sorte “storica”, che, come per tutti i rivoluzionari, gli ha riservato vita è stata analoga: povero, pazzo, ai margini della società. Che sia da esempio a certi profeti della modernità?

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