NEWS INVIATA A TUTTI I MEDICI DI PARMA
CARI, COLLEGHE E COLLEGHI,
In quest’estate assolata, con molti di noi al lavoro e altri in meritate vacanze, non è possibile evitare di fare alcune riflessioni di fondo sulla nostra professione e su come alcune vicende stiano incidendo su certi sentimenti e atteggiamenti di noi medici.
Ci si rende conto di come certo “passa parola” talvolta ingeneri tensioni e procuri incomprensioni, piuttosto che fare chiarezza sulle cose, facile evenienza nella nostra non sempre serena famiglia.
Vi sono nell’aria echi di vari rumor, in particolar modo fra più giovani medici, con espressioni di sconforto, di un sentimento di ridotta attenzione da parte dell’Ordine, di abbandono, accentuati dall’essere stati “gettati così presto nella mischia, avendo a che fare con la grande mole di lavoro cui sono chiamati. E si è ben consci di come in questi tempi i nostri giovani colleghi siano chiamati a maturare alla svelta nella professione saltando la gradualità dell’impegno professionale, fin troppo anticipando le grandi responsabilità che ricadono sulle loro spalle, tanto da considerarle per certo verso davvero sproporzionate, seppur a fronte in taluni casi di indubbi benefici.
E tutti i medici sono sottoposti a forti sollecitazioni con richiesta di risposte impellenti alle sempre più accresciute e pressanti richieste dei pazienti: sul territorio e nell’ospedale, sia nel pubblico sia nel privato, con ovvi problemi di adattamento.
Non solo per questo l’Ordine ha indubbia considerazione delle giovani generazioni mediche che è stata oggetto in tutti questi anni di plurimi interventi sulle scuole di specializzazione e il corso della medicina generale, rientrato non senza grosse difficoltà a Parma.
La giustificazione di un certo malcontento è in linea con la crescita esponenziale della richiesta di salute e dal fiorire delle denunce/esposti nei confronti dei medici da parte degli stessi medici verso i colleghi e da parte dei cittadini, ma anche delle Aziende sanitarie e no o dalla Magistratura.
In tutto ciò l’Ordine non compie atti discrezionali ma dovuti, laddove gli esposti abbiano un fondamento deontologico disciplinare con ciò intendendo tutto ciò che rientra nel Codice deontologico. Il primo atto è capire. Il secondo è sapere quale è la posizione o la giustificazione del medico alle accuse, ovvero se vi siano elementi di mancanze inerenti alla professione, al suo decoro e alla salute del cittadino per cui l’Ordine.
Poi, come si fa in Procura in caso di querele o denunce, si procede alla convocazione del medico sec. l’art.39 del DPR 221/50. O in tutti i casi in cui gli iscritti compiano atti contrari al decoro della professione o per vere e proprie trasgressioni relazionali, lontani dal rispetto dei principi di collegialità e colleganza e così via.
Diversamente, si procede anche d’ufficio laddove siano commessi reati in ambito civile o penale, su ordine della Magistratura oppure si dia corso all’azione giudiziaria o vi sia restrizione della libertà o inibizione dell’attività lavorativa, convocando il medico successivamente sempre sec. l’art.39 interessato, una volta arrivati alla definizione del processo con sentenza esecutiva o quando siano raggiunti i termini della restrizione della libertà personale o dell’inibizione al lavoro nei pubblici uffici.
In tutti i casi, obbligatoriamente si procede secondo quanto la Legge dispone pur sempre adottando ogni approfondimento a tutela degli interessati per cui l’art.39 prima citato, è soprattutto a tutela del medico.
E ha come unica finalità l‘acquisizione della sua versione dei fatti necessaria per valutare se vi siano gli estremi per dover procedere disciplinarmente avendo a disposizione tutti gli elementi anche per procedere all’archiviazione dell’esposto ovvero al non luogo a procedere.
Chiamare l’iscritto, pertanto, non è mai una sua condanna a priori, bensì è l’avviso di garanzia in ambito deontologico disciplinare quale prerogativa propria dell’Ordine, nella sua veste di Ente sussidiario dello Stato.
Per questo motivo la convocazione non è un’azione discrezionale dell’Ordine, ma è un atto dovuto nel rispetto dei compiti e delle funzioni previste dalla Legge.
Va da sé che, quando gli “esposti” siano assolutamente destituiti da ogni fondamento, non certo prendendoli come oro colato, si proceda alla loro archiviazione.
Pertanto, non in tutti i casi si è convocati dall’Ordine o si debba procedere disciplinarmente.
La frequenza e il tenore degli esposti sono sotto tanti aspetti preoccupanti. Per questo se ne evidenziano i contenuti che vertono a scopo esemplificativo su:
- Rapporti difficili fra colleghi, fra colleghi e pazienti, questioni inerenti all’affido dei figli e per situazioni che sfociano per loro conto anche in querele e denunce alla Magistratura e con ovvi risvolti ordinistici;
- Espressioni inadeguate se non scurrili o offensive nella vita di relazione e anche, altrettanto disinvoltamente, sui social (che equivalgono a esternazioni pubbliche con le ovvie conseguenze giudiziarie, se ingiuriose e diffamanti);
- Rifiuto di prestazioni in urgenza o largo uso di messaggistica in occasione di richiesta di visite non effettuate (…”mi mandi un vocale della tosse”), mancata copertura dei turni di continuità assistenziale;
- Situazioni comportamentali per atti di violenza verbale o fisica in qualsiasi forma tentati o perpetrati;
- Le ricusazioni “conflittuali” o non informate (cosa di per sé delicata e regolamentata non solo dagli accordi contrattuali ma primariamente dal Codice deontologico);
- I casi legati ai subentri medici nell’assistenza e cura senza l’obbligatorio passaggio di consegne o di materiale informativo relativo alla gestione della salute di ogni singolo paziente;
- Atti più svariati commessi all’interno o contro la Pubblica amministrazione o comportamenti in ambito processuale comunicati dalla Magistratura nei confronti di taluni CTU ritenuti inadempienti ai compiti assegnati;
- Dichiarazioni menzognere verificate dopo gli art. 39;
- Problemi inerenti alle autodichiarazioni rilasciate, dai possibili risvolti penali;
- Situazioni legate illeciti vantaggi economici o altra utilità per prescrizione o per pubblicizzazione di farmaci, dispositivi o sostanze.
E, così via, solo per citarne alcuni meno conosciuti. Tutto ciò per comprendere come ogni possibile segnalazione debba perlomeno essere soppesata, valutata in modo differente a seconda del suo contenuto e degli attori e che sentire colui o colei che ne sia fatto/a oggetto sia necessaria per acquisire “agli atti la sua versione dei fatti o ogni giustificazione” che comporti l’insussistenza o meno di quanto dichiarato per iscritto negli esposti.
O, di contro, comporti la necessità di aprire il percorso che, invece, sfocia nel “procedimento disciplinare vero e proprio”, ma anche in questo caso sempre garantendo la tutela della difesa.
Cari Colleghe e Colleghi
un invito a tutti a considerare i propri ruoli nella professione e nelle tutele ma anche adottare lo stesso comportamento etico dentro e fuori la professione.
Su ciò ci viene in aiuto il nostro Codice che “regola anche i comportamenti assunti al di fuori dell’esercizio professionale quando ritenuti rilevanti e incidenti sul decoro della professione”, a cui ciascun medico deve rispondere con un comportamento adeguato.
L’Ordine, a parte ogni valutazione non oggettiva e sull’onda di certe non corrette informazioni, tutela e tutelerà con chiarezza e determinazione tutti i medici che operano secondo i principi della deontologia che disciplina la dignità e il decoro della nostra professione, perché non esiste una deontologia personale o individuale diversa da quanto previsto nel codice.
Non certo proteggerà i “furbetti” o coloro che vivono d’espedienti nell’esercizio della professione.
Né eserciterà funzioni di sindacato non solo perché non lo può fare, in quanto espressamente vietato dalla Legge.
L’Ordine è sempre vicino “nei fatti” a tutti medici e al sindacato nella sinergia “chiara e comunicativa” nel rispetto dei rapporti e dei rispettivi ruoli, auspicando un rafforzamento proprio dei rapporti anche come veicolo di formazione per un comportamento professionale nell’alveo della deontologia.
Un invito a tutti, dunque, alla collaborazione perché l’Ordine è presente. E difenderà sempre i colleghi “per bene” contro tutto e tutti e nei confronti di quanti tenderanno a sminuire i valori della nostra professione. Un messaggio ai meno giovani come ai più giovani iscritti.
Con l’augurio di buone vacanze a tutti
Il Presidente